"Thomas Schütte. Genealogie ed espressione" di Antonia Boström

Thomas Schütte
Chiudi Thomas Schütte, Glaskopf A, Nr. 10, 2013, Pinault Collection; Ceramic ovals/Ceramic wall piece, 2024, collection of the artist. Installation view, “Thomas Schütte. Genealogies”, 2025, Punta della Dogana, Venezia. Ph. Matteo De Fina © Palazzo Grassi - Pinault Collection © Thomas Schütte, by SIAE 2025
Articolo
13.06.25

"Thomas Schütte. Genealogie ed espressione" di Antonia Boström

La testa è stata oggetto di un impegno durevole da parte di Schütte e ricorre come motivo in tutto il suo repertorio.

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La testa e il volto

Come questa mostra testimonia, la testa è stata oggetto di un impegno durevole da parte di Schütte e ricorre come motivo in tutto il suo repertorio. È tornato su questo tema in diverse fasi della sua carriera, reinventandolo ripetutamente attraverso cambiamenti di espressione, personaggi e materiale. In generale, le opere possono essere suddivise in tre categorie: teste singole, teste doppie e congiunte, e raggruppamenti di teste, con o senza corpo collegato, di dimensioni variabili e in un’ampia gamma di materiali. In queste teste maschili espressive si inizia a vedere l’esplorazione del lavoro di artisti precedenti, tra cui i già citati Messerschmidt e Daumier, ma anche altri che si vedranno in seguito.

Julian Heynen ha affermato: “Quasi tutte le teste e i busti, talvolta disposti in piccoli gruppi, hanno a che fare con uno stato di depressione e fallimento” (17). Le opere create negli anni ottanta, come Head and Collar [Testa e collo] (1983), un gruppo senza titolo di tre pezzi modellati su un piedistallo (1985-1986) e Man and Woman [Uomo e donna] (1986), mostrano un’ingenuità coinvolgente, che parla di innocenza e modestia piuttosto che di fallimento. Il suo unico vero e proprio ritratto, quello del velista francese scomparso in mare Alain Colas (1989), ha un’espressione buffa e stupita. Il copricapo e la bandana rossa gli conferiscono un’aria appropriatamente piratesca, sebbene il taglio vermiglio alla gola suggerisca una lettura più sinistra. La struttura irregolare, i contorni non rifiniti e la policromia frettolosa di queste teste richiamano il lavoro volutamente naïf di alcuni suoi contemporanei: si pensi alle sculture in legno grossolanamente sbozzate e dipinte di Georg Baselitz. Anche uno sguardo all’esperienza espressionista del primo Novecento offre un collegamento sorprendente con queste prime teste di Schütte: l’espressivo Autoritratto come guerriero in argilla di Oskar Kokoschka del 1909 ha un volto spaventato simile a quello del ritratto di Colas. Al contempo, la modellazione approssimativa dell’argilla e il colore marmorizzato del Self-Portrait sono ripresi nelle teste in ceramica smaltata più grandi, come Janus Head [Testa di Giano], Vorher-Nachher [Prima e dopo] e le tre teste congiunte di Untitled (Dreigestirn) [Senza titolo (Trio)] (tutte del 1993). Il colore colato sulle superfici utilizzato sulle teste singole e congiunte imita gli smalti brillanti dell’antica tradizione tedesca del grès, ma richiama anche l’estetica della ceramica artigianale, mentre l’uso della policromia si ricollega a una pratica storica della scultura europea che risale al gotico, quella cioè di utilizzare la pittura e la doratura per abbellire le superfici modellate.

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17. J. Heynen, in T. Heynen, J. Lingwood, A. Vettese, Thomas Schütte, cit., p. 93.

 

Estratti del catalogo della mostra "Thomas Schütte. Genealogies" a Punta della Dogana