
"Tutto inizia con la carta" Thomas Schütte
Conversazione tra Thomas Schütte e Camille Morineau
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Alla mia domanda sulle origini della sua pratica del disegno, Schütte risponde con semplicità. «Avevo tredici anni, ho imparato il disegno tecnico in un corso di tre settimane durante le vacanze scolastiche. Mio zio era architetto, quando calcolare i metri quadrati non era così facile, e mio padre era ingegnere. Già all’epoca, in tenera età, sapevo leggere i progetti. Disegno da quando avevo sedici anni. La prima opera d’arte che ho realizzato è stata una specie di disegno surrealista o Jugendstil, con dei puntini nello stile di [Aubrey] Beardsley, talmente aperto all’interpretazione che ci si potevano vedere molte cose (volti). È un’opera che conservo ancora, l’avevo realizzata per la domanda di ammissione alla Kunstakademie di Düsseldorf, e mi hanno preso». Il grande disegno Amerika (1975), eseguito mentre frequentava ancora la scuola d’arte, costituisce un punto di svolta. «Fu la mia prima e unica performance. Otto ore al giorno per cinque giorni, in pubblico, durante la mostra della scuola, a febbraio. L’ho fotografata ogni ora, mentre ero seduto durante la pausa sigaretta. Ho ritrovato la matita originale consumandola come per riempire un foglio di carta grande quanto una parete, ho potuto calcolare il tempo. Volevo venderla per 2000 marchi e trascorrere sei settimane a New York, ma non è stato necessario: due anni dopo ho ricevuto una borsa di studio e ci sono andato senza dover vendere l’opera».

Alle mie osservazioni sul fatto che il disegno sembra essere sempre nei suoi pensieri (infatti c’è sempre un momento nelle nostre conversazioni in cui Schütte dice «Non so disegnare», o «Vorrei disegnare ancora» o «Non riesco a fare altro che disegnare», cosa che lui stesso dichiara molto precocemente, nel 1987: «Gli schizzi e gli appunti sono il vero e proprio humus» (1)), evita l’argomento e torna alla tecnica e al processo. «Nel 1984 ho smesso con le lacche e ho iniziato con gli acquerelli. Le lacche, le vernici e gli spray sono tossici (i pittori lo sanno, e sanno che il colore a olio non lo è). Ne ero consapevole, ma all’epoca usavo anche altri veleni, come troppo alcol, caffè e sigarette… Insomma, ho iniziato con della carta da lettere di recupero, della carta intestata di cui utilizzavo il retro. Era spessa e di buona qualità. Se si trattano bene, gli acquerelli possono durare a lungo. Dopo una lunga ricerca, ho trovato la più costosa, la “Arches Bütten”, che divido in fogli strappandola: questa è la preparazione che faccio al mattino. Lavoro a lungo anche sulle matite. Esistono dieci gradazioni di quelle morbide, otto di quelle dure, le ho provate tutte (sono matite che durano almeno cinquant’anni). Per quanto riguarda il processo creativo, anche se realizzo la maggior parte dei miei lavori con altre persone intorno a me (la produzione di ceramiche e sculture in bronzo richiede un team), i disegni li faccio completamente da solo, con un po’ di musica. Tranne quando ritraggo un’altra persona: una vera avventura, davvero una missione impossibile».
Alla mia osservazione che ogni disegno è estremamente complesso e allo stesso tempo sembra ovvio, eseguito come se non ci si pensasse, risponde: «È così facile che mi sento stupido a doverlo spiegare. Se vuoi una bistecca con i pomodori, devi eseguire gesti semplici. È come una ricetta: lavare, pelare, salare, tagliare ecc. Disegnare è un modo molto rilassante di passare il tempo. Come preparare un pasto per qualcuno. Perché una cosa sembri facile sono necessari un duro lavoro e tanta fortuna… e disciplina, per non strafare e rovinare tutto. Con la carta, l’aspetto interessante è che ciò che viene applicato su un foglio non può essere cancellato facilmente. In una tela si può togliere il colore (non quelli a olio), oppure ci si può dipingere sopra. Non in un acquerello».
Cercando di concludere, riprendo una delle mie domande trasmesse per iscritto: come dovremmo guardare queste opere? «Idealmente», mi risponde Thomas, sempre per iscritto benché io sia di fronte a lui, «bisognerebbe poterle toccare, prenderle in mano».
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(1) Thomas Schütte: Aquarellen, a cura di U. Loock, Museum Overholland, Amsterdam 1987.
Estratti del catalogo della mostra "Thomas Schütte. Genealogies" a Punta della Dogana