"Navigazione stimata" di Neville Wakefield

Tatiana Trouve
Chiudi Tatiana Trouvé, The Great Atlas of Disorientation, 2017; Untitled 2017-2025; Somewhere in the Solar System, 2017; Untitled, 2021; Untitled, 2021; Untitled 2021, Collection of the artist © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025. Installation view, “Tatiana Trouvé. The strange Life of Things”, 2025, Palazzo Grassi, Venezia. Ph. Marco Cappelletti and Giuseppe Miotto / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection
Articolo
4.06.25

"Navigazione stimata" di Neville Wakefield

Il giardino di idee e forme che Trouvé ha creato è un invito a navigare nell’invisibile in modi che sono nuovi e antichi insieme.

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Il giardino di idee e forme che Trouvé ha creato è un invito a navigare nell’invisibile in modi che sono nuovi e antichi insieme. La nostra dipendenza dalla tecnologia ha consolidato sistemi di credenze fondati su misurazioni euclidee dello spazio e del tempo. Ma ciò avviene a spese di altre forme di conoscenza, siano esse animali o ancestrali. I principi guida delle carte a bastoncini che hanno permesso agli abitanti delle isole Marshall di attraversare l’oceano Pacifico per centinaia di miglia non sono per noi più comprensibili in quanto «mappe» di quelle che guidano gli uccelli migratori dalle zone in cui vivono, vicino ai poli, a quelle in cui si riproducono nei pressi dell’Equatore. Realizzate con fibre di noci di cocco, nervature di foglie di palma ripiegate e conchiglie di ciprea, le carte a bastoncini non erano tanto un tentativo di rappresentare un mondo visto dall’alto, quanto di percepire in forma schematica un complesso di venti, correnti, temperature, gradienti, proprietà del moto ondoso e altri fenomeni oceanici per i navigatori micronesiani che consideravano l’oceano come qualcosa di più di un’indistinta area blu che separa le masse terrestri. L’arte ha la capacità di indagare uno spazio in cui la conoscenza umana termina o è andata perduta. Nel loro riferimento alle carte nautiche, i grovigli di radici e rami in bronzo fuso di Trouvé sono veri e propri portali verso un altro mondo di conoscenze dimenticate. Invocano la relazione con un universo non più vincolato dalle rigide coordinate del GPS, suggeriscono qualcosa di molto meno inflessibile ma infinitamente più avvincente: l’idea di uno spazio in cui molteplici tecniche di orientamento possano interagire per creare una cosmologia in cui le possibilità umane e non coesistono fianco a fianco.

Benché siano integrate nel lavoro di Trouvé mappe di diverso tipo, tutte quante rifiutano di indicarci una direzione. Offrono, invece, aperture sulla conoscenza, finestre su Umwelten non esclusive. Inquadrano idee di territorio, connettività e spazio. Insieme, così come accade anche nella mostra, diventano una meta-mappa, una cartografia dell’idea stessa di tracciatura, che abbraccia la possibilità di perdersi. Come nel caso della linea fittizia che determina la posizione stimata, l’arte è qui resa come una finzione, come un’invenzione, realizzata non per paura della verità, ma come parte di un tentativo disperato di preservare la fede nella sua esistenza. Quando mentiamo, in realtà ci stiamo nascondendo dalla verità. Il nostro timore potrebbe essere che, se mai smettessimo di nasconderci da essa, potremmo scoprire che la verità – la nostra verità – non esiste. Ma solo accettando questa ipotesi, possiamo aprirci all’idea di un mondo non governato da un unico punto di vista – tanto meno da una singola specie – ma di molteplici mondi che si uniscono per creare una cosmologia di idee più grandi di noi stessi.

Estratti del catalogo della mostra "Tatiana Trouvé. La strana vita delle cose" a Palazzo Grassi